Uno degli argomenti su cui mi chiedete più consigli è sicuramente la colite. Devo dire però che, anche attraverso le domande che mi fate sui social e sul mio sito, ho capito che c'è un po' di confusione su questo argomento ed è per questo che mi è sembrato opportuno chiarire bene le cose insieme al Dottor Luca Piretta Medico-Chirurgo, Specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nonché Specialista in Scienza della Nutrizione Umana.

Il dottor Piretta ci tiene innanzitutto a chiarire che il termine colite viene ampiamente e volgarmente utilizzato per indicare una cosa che colite non è…e cioè il colon irritabile, che non è propriamente una colite perché il suffisso -ite sta ad indicare un'infiammazione mentre nel colon irritabile non c'è infiammazione, o meglio in certe realtà c’è anche un minimo di infiammazione però è più corretto parlare di un disturbo funzionale che è la sindrome del colon irritabile.

I sintomi del colon irritabile sono dolore addominale ricorrente associato a dolore correlato all’evacuazione, cambio di frequenza dell’alvo, cambio della forma delle feci o stitichezza alternata a diarrea.

Le cause del colon irritabile si conoscono in una percentuale minima di casi, nel 30% dei casi il colon irritabile ha origine da una gastroenterite virale o batterica . Nell'altro 70% dei casi il motivo non si sa, ci sono dei fattori predisponenti e favorenti ma la causa certa non possiamo indicarla.

L’alimentazione può sicuramente aiutarci per non peggiorare la situazione laddove già ci sia un colon irritabile, o comunque evitare di creare problemi al colon, soprattutto perché il colon irritabile è una patologia cronica che non ha possibilità di cura anche perché non conoscendo la vera causa non si può fare una cura specifica; è necessario quindi gestire tutti quelli che sono i fattori scatenanti della riacutizzazione della sintomatologia.

È importante seguire una dieta a basso contenuto di sostanze fermentanti, la cosiddetta dieta LOW FODMAP, che si è rivelata essere una strategia vincente per il 60 /70% dei casi nei quali il paziente ha un miglioramento nei sintomi.

Va sottolineato che alla strategia alimentare possono aggiungersi quelle psicologiche perché spesso chi ha un atteggiamento ansioso o depresso soffre poi di colon irritabile.

Ovviamente poi sono di grande aiuto anche dei medicinali per la gestione dei singoli sintomi come gli antidiarroici, gli antispastici, i fermenti lattici e così via però fondamentalmente l'aspetto alimentare è quello più importante.

Il dottor Piretta consiglia di eliminare :

-  patate

-  legumi

-  broccoli

-  cavoli e cavolfiore

- mele

- pere

- cereali integrali

-  latte e formaggi freschi 

perché sono tutti alimenti che tendono a favorire il peggiorare dei sintomi.

Purtroppo non ci sono alimenti che migliorano i sintomi ma solo alimenti che peggiorano i sintomi quindi l’eliminazione di questi alimenti, anche temporanea magari per un paio di mesi, porta per il paziente una condizione di benessere .

Nel 60% dei casi si può favorire la reintroduzione progressiva, lenta e singola, degli alimenti tolti per valutare poi l'equilibrio personale del singolo paziente.

Infine il dottor Piretta sottolinea che è fondamentale anche fare attenzione al glutine perché la sintomatologia della celiachia può essere assolutamente sovrapponibile con quella del colon irritabile, quindi nei pazienti in cui si arriva ad una diagnosi anche di gluten sensitivity può essere opportuno togliere anche il glutine ma assolutamente inutile togliere il glutine ai pazienti che hanno solamente la sindrome del colon irritabile perché non c'è nessun margine di miglioramento in più rispetto alla dieta LOWFODMAP.