Viene chiamata anche “terzo colesterolo” e un suo livello alto può portare a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari e demenze, come l’Alzheimer. Stiamo parlando dell’omocisteina, un valore che spesso trascuriamo quando facciamo le analisi del sangue. Ma di cosa si tratta e perché è utile tenerla sotto controllo?

 

Che cos’è

L’omocisteina – spiega il dott. Corrado Pierantoni, medico endocrinologo e nutrizionista - è un aminoacido solforato e nel nostro organismo si forma dalla metionina. Viene introdotto con l’alimentazione attraverso il consumo di carne, uova, latte e legumi: quindi da proteine animali e vegetali. Riusciamo a metabolizzare l’omocisteina grazie all’azione delle vitamine del gruppo B o acido folico. Ma se c’è un consumo insufficiente di queste vitamine, l’omocisteina si accumula nel sangue e la prima conseguenza è il danno alle pareti vasali, che perdono elasticità e funzionalità. Un aumento di omocisteina, quindi, può portare a un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari, e rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza dell’Alzheimer”.

 

Perché il valore aumenta

“Può essere presente nella terza età, ma anche nelle donne in gravidanza e se è alta può essere spia di fragilità ossea, per l’osteoporosi. Fattori genetici, fattori alimentari, stili di vita, patologie renali che non fanno assumere le proteine sono tutte cause che possono favorire un innalzamento del valore ematico di omocisteina”, spiega Pierantoni. Che aggiunge: “Dovrebbero controllare l’omocisteina chi presenta fattori di rischio cardiovascolare (trombosi, embolia, infarto); donne in gravidanza; donne che assumono anticoncezionali orali; donne in menopausa; chi è affetto da osteoporosi; chi è affetto da sindrome metabolica e chi segue una dieta squilibrata (per esempio chi fa i turni, chi salta i pasti…). L’iperomocistenimia va aggravare lo stress ossidativo e aumenta l’attivazione e l’aggregazione piastrinica, che favorisce comparsa di aterosclerosi e trombosi. È dunque molto importante controllarla anche attraverso corretti stili di vita e l’alimentazione”.

 

La dieta

“Tre sono le regole fondamentali”, ricorda Pierantoni. Astenersi dal fumo, fare attività fisica e migliorare la dieta, tenendo presente che non esiste un solo alimento magico, ma variare le scelte alimentari per rendere la dieta completa di tutto. Innanzitutto bisogna ridurre consumo di caffè e bevande acoliche. È consigliato, invece, aumentare l’apporto di cibi che contengono vitamine del gruppo B, perché il nostro organismo non riesce a sintetizzarle da solo e ha bisogno di introdurle attraverso i cibi. Sì a pesce, carne, frutta, verdura, uova e latticini. Buone fonti di vitamine del gruppo B sono anche gli alimenti non raffinati, quindi integrali. E non dimentichiamo l’acido folico, contenuto in tutte le verdure a foglia verde”.

 

I metodi di cottura

Cucinare in modo corretto è estremamente importante per preservare queste vitamine. “Come sappiamo – continua l’esperto - le vitamine del gruppo B sono idrosolubili e quindi le perdiamo con le urine e con la cottura. Quando possibile, specialmente per le verdure, sono consigliati i cibi crudi. Per gli altri alimenti, meglio cotti a basse temperature e per breve tempo, favorendo la cottura al vapore. Un consiglio: aggiungiamo alla preparazione cibi ricchi di vitamina C (come il limone) per far fissare al meglio i folati”.